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GENERAZIONI CHE CAMBIANO: BERE MENO, BERE MEGLIO, BERE ANALCOLICO. L’ESPERIENZA DI OLIVIERI 1882


Quattro chiacchiere con Anna Repele, responsabile beverage della pasticceria vicentina che investe sulle bevande no e low alcol per approcciare (anche) le nuove generazioni

 


Cambiano i consumi, ma cambiano anche, soprattutto, le generazioni. In un momento storico in cui le scelte alimentari virano verso proposte in linea con stili di vita più salutari – secondo l’ultimo rapporto Coop, nel 2025 il cibo preferito degli italiani sarà healthy (66%), semplice (53%) e tradizionale (51%) – chi bazzica nel mondo dell’Ho.Re.Ca sa di doversi aspettare un cambio di passo probabilmente epocale, con i giovani a guidare una rivoluzione che ridefinirà non solo il modo di mangiare, ma anche quello di bere.

Un assist perfetto per gli operatori del settore, che in questo contesto hanno trovato lo spunto per rimescolare le carte in tavola e dedicare maggiore attenzione allo sviluppo di nuove proposte. Lo sa bene Olivieri 1882, storica pasticceria di Arzignano (Vicenza) che accanto all’attività del forno sta sviluppando una proposta beverage “tailor-made”, capace di adattarsi alle esigenze di una clientela che quotidianamente si presenta al bancone informata, curiosa ed esigente.



“Lavoro da sempre nella ristorazione, mi sono specializzata nel mondo della mixology e dei miscelati.  – spiega Anna Repele, responsabile beverage del punto vendita – Appena arrivata in Olivieri mi sono scontrata con una richiesta più ricercata, orientata verso un consumo no alcol. Accanto alla proposta della caffetteria, abbiamo quindi cercato di ampliare l’offerta”.


Si è rivelato determinante l’aspetto generazionale, segnato da un netto divario tra le preferenze della clientela senior e quelle di Millennials e GenZ. “Lo stesso identico prodotto proposto a una persona di X età e a un giovane, è percepito in modo completamente differente - continua Anna – Lavorando in una pasticceria ci siamo detti: vogliamo fare miscelazione? No. Vogliamo andare in cerca di realtà che lavorano bene, di bevande da proporre in accompagnamento che non vadano a coprire il gusto del cibo. Ma soprattutto vogliamo una proposta che sia di qualità che si mantenga costante nel tempo”.


Da qui l’idea di concentrarsi sul . Non più in bottiglia, ma un tè estratto a freddo e imbottigliato in casa, senza zuccheri, tenuto volutamente più ‘scarico’ di aromi per esaltarlo nel pairing con i prodotti della pasticceria. “Su questo progetto stiamo ancora lavorando, ma l’idea è quella di trovare un filo conduttore nel mondo degli analcolici e, al contempo, ampliare l’offerta dell’aperitivo, proponendo qualcosa di semplice, ma di qualità”.


A dimostrare che ci si trova sulla strada giusta ci stanno già pensando i clienti, che si avvicinano con interesse a questa tipologia di bevande non solo per motivi di salute – spesso l’alcol è associato a qualcosa di calorico, con l’idea che faccia ingrassare – ma anche per evitare i rischi legati alle sanzioni paventate dalle recenti norme in tema di sicurezza stradale.


“Il nuovo codice della strada ha avuto effetti importanti, specialmente in Veneto. – prosegue Anna – Vediamo quotidianamente compagnie di ragazzi che si muovono in quattro con una macchina, e soltanto in tre si concedono un Americano o un bicchiere di vino. Il nostro pensiero è andato a chi, dovendo guidare, è costretto trovare delle alternative. Noi vogliamo proporgli qualcosa di diverso, fatto da noi, che gli consenta di non rinunciare al gusto o a una sensazione piacevole. Nei giovani questa cosa è già più sentita e considerata ‘normale’, mentre le fasce di età più alte percepiscono l’opzione analcolica all’ora dell’aperitivo ancora come una mancanza”.



Come in tutti i settori, anche quello delle bevande no-low alcol richiede agli addetti ai lavori un livello di pratica, ricerca e aggiornamento costanti. Se da un lato, infatti, i giovani offrono terreno fertile per la proposta di nuovi prodotti, dall’altro è proprio quel cluster di pubblico che rappresenta i consumatori futuri, e va quindi mantenuto il più possibile curioso e interessato. “Come possiamo coinvolgerli da grandi con bevande analcoliche o low alcol che siano accattivanti? Non è sicuramente semplice. A differenza di un classico locale, essendo una pasticceria puntiamo più alla purezza e alla semplicità delle cose. Non ci interessa fare un cocktail analcolico, se poi quando lo si va a bere non si sente più il gusto di ciò che si sta mangiando.  Quella dei tè freddi per noi rappresenta una sfida: un adulto può benissimo bere un Earl Grey, balsamico, con una punta di bergamotto e una chiusura amara. Ma un bambino, può apprezzarlo allo stesso modo?”.


Per questo all’interno dell’esperienza che Olivieri 1882 sceglie di offrire ai propri clienti, il racconto ha un ruolo fondamentale nel determinare la percezione complessiva di un prodotto. “Pensiamo che le cose vadano prima di tutto spiegate. – conclude Anna - Oggi anche i bambini bevono prima con gli occhi e poi con la bocca. E soprattutto se tu racconti ciò che stai portando al cliente, lui si sofferma a sentire quello che percepisce. Se invece lo appoggi e vai via, il cliente si perde anche quelle sensazioni che invece una bevanda può darti. Introdurre il prodotto è essenziale, esattamente quanto conoscere ciò che si lavora. Se io preparo quattro tipologie di tè e due sono più dolci, mentre le altre virano sull’amaro, quello che vado a proporre deve adattarsi a chi mi trovo davanti”.

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 

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